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Patent Box 2018: novità sulla tassazione agevolata

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Con Messaggio comunicato sul sito istituzionale del MISE pubblicato in data 22 gennaio 2018 è stato annunciato che si trova “in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il decreto firmato dal Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan di revisione del regime opzionale di tassazione agevolata dei redditi derivanti dall’utilizzo di taluni beni immateriali (Patent Box)”.
Che cos’è il Patent Box 2018?
Si tratta di un Decreto che introduce un regime opzionale di tassazione per i redditi che derivano dall’utilizzo di opere dell’ingegno, di brevetti industriali, di marchi, di disegni e modelli relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.
Tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa, indipendentemente dal tipo di contabilità adottata possono esercitare l’opzione nella dichiarazione dei redditi relativa al primo periodo d’imposta per il quale si intende optare per la stessa e rimane valida per cinque periodi di imposta, con possibilità di procedere con il rinnovo.
Come sancito dalla normativa dedicata al Patent Box 2018 rientrano nell’ambito dell’agevolazione “i redditi derivanti dall’utilizzo di opere dell’ingegno, di brevetti industriali per invenzione e per modello di utilità e certificati complementari di protezione, di marchi, di disegni e modelli e di informazioni aziendali e di esperienze tecnico-industriali che siano proteggibili come informazioni segrete in base alla legge, con ciò dovendosi intendere i beni immateriali brevettati o registrati, in corso di brevettazione o registrazione”.
Quali sono gli obiettivi del Decreto Patent Box 2018?
Tale regime agevolativo opzionale di tassazione ha l’obiettivo di rendere il mercato nazionale maggiormente attrattivo per gli investimenti nazionali ed esteri di lungo termine.
Consente di incentivare il mantenimento degli intangible assets in Italia, evitandone la ricollocazione all’estero, stimolare il “rientro” in Italia dei beni immateriali attualmente detenuti all’estero da imprese italiane o estere e favorire l’investimento in attività di ricerca e sviluppo.
Ricordiamo che per la definizione di bene immateriale ricomprende le seguenti tipologie di asset:

  1. a) software protetto da copyright;
  2. b) brevetti industriali, siano essi concessi o in corso di concessione, ivi inclusi i brevetti per invenzione, ivi comprese le invenzioni biotecnologiche e i relativi certificati complementari di protezione, i brevetti per modello d’utilità, nonché i brevetti e certificati per varietà vegetali e le topografie di prodotti a semiconduttori;
  3. c) disegni e modelli, giuridicamente tutelabili;
  4. d) processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili;
  5. e) due o più beni immateriali tra quelli indicati alle lettere da a) a d), collegati tra loro da un vincolo di complementarietà tale per cui la realizzazione di un prodotto o di una famiglia di prodotti o di un processo o di un gruppo di processi sia subordinata all’uso congiunto degli stessi.
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