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Salvini continua il corteggiamento. Ma il M5S per ora dialoga con il Pd

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salvini m5s pd due forni

ELIANO IMPERATO / AFP

Matteo Salvini

“Chi la dura la vince” è uno dei motti di Matteo Salvini. Il segretario leghista non intende abbandonare il campo prima della fine della battaglia. Ed è così che appare in diretta Facebook e, rivolto ai suoi sostenitori, spiega quanto già anticipato ieri dopo le consultazioni al Colle, spingendosi anche un po’ oltre nell’offerta ai 5 stelle di un governo “stabile che duri anni”. “Farò di tutto per evitare che nasca un governo Pd-M5s” che “sta facendo rabbrividire i cittadini e gli imprenditori di mezza Italia”, promette, collegato dal suo ufficio al Viminale.

Dopo aver indicato la “via maestra” nel voto anticipato, Salvini poi precisa che “le porte e le vie del Signore e della Lega sono infinite, perché rivedere al governo Renzi e Boschi non è accettabile”. C’è un minimo di dignità da preservare”. “Agli amici dei 5 Stelle dirò – insiste – ‘Ma veramente voi volete riportare al potere quelli che voi definivate il partito di Bibbiano, di Banca Etruria, della spartizione del Csm e delle Procure? Ecco no, io una roba del genere non avrei il fegato di farla e di imporla ai cittadini italiani”.

Per il ministro dell’Interno la via maestra è sempre quella delle elezioni: “Quando non ci sono maggioranze chiare e progetti comuni sono gli italiani a dovere dire la propria. Se si vota in autunno di governi che fanno la manovra economica entro la fine dell’anno ne fai due. Se voti entro novembre, entro dicembre hai una nuova manovra economica che per la Lega sarà forte, coraggiosa e di buon senso, che oltre a non aumentare l’Iva ridurrà abbondantemente le tasse che sono fuori controllo”. Poi i rituale appello alla resilienza: “Io non mollo – assicura -. O un governo stabile, con le idee chiare, con una squadra nuova, o si va al voto. O c’è un accordo per una squadra per lavorare bene nei prossimi anni, a prescindere dalle poltrone, che sono l’ultima cosa che interessano alla Lega”

La risposta del Movimento 5 stelle è affidata a Francesco D’Uva, al termine del primo incontro con la delegazione del Pd. “Non abbiamo tavoli con altre forze politiche. Questo è il tavolo principale, anche perché anche guardando i rispettivi punti non mi sembra ci siano problemi di sorta”, gela il capogruppo M5s alla Camera. L’esito “positivo” dell’avvio della trattativa con i democratici stoppa qualsiasi interlocuzione con la Lega. Anche se i contatti tra gli sherpa dei due partiti di governo restano malgrado da Lega e M5s nessuno confermi né smentisca. Ma evidentemente ogni interlocuzione con il partito di via Bellerio, in questo momento, nel Movimento viene congelata in attesa di vedere come andrà la trattativa con i dem. Nei due partiti c’è chi continua a tenere aperte tutte le porte.

Nella Lega, il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, sostiene che “ci sia ancora la possibilità di recuperare il rapporto con i 5 stelle”. Mentre un riferimento alla politica dei due forni – ovvero tenere aperto il canale con il Pd e anche quello con la Lega – è fatto in un post su Facebook da Alessandro Di Battista.

Luigi Di Maio subito corregge il tiro (“Io e Alessandro ci sentiamo sempre, ed è chiaro che il concetto espresso da non è solo legittimo, ma sano, in una democrazia. Ora c’è un tavolo di confronto con il Partito democratico, mi auguro che a questo tavolo si chiariscano le idee sul taglio dei parlamentari”, dice). Ma è chiaro che il post dell’ex parlamentare M5s centra il tema dirimente: la possibilità che Di Maio faccia il premier, che sarebbe l’offerta di Salvini per una riedizione dell’esecutivo M5s-Lega. Perchè il nodo con i democratici è la figura del premier, come mostra il post endorsement di Beppe Grillo a favore di Giuseppe Conte.

Nel giorno in cui è stato avviato il confronto con il Pd, nel Movimento 5 stelle è concentrato al dialogo con i democratici e così dovrà essere almeno fino a martedì, scadenza data da Sergio Mattarella ai dialoganti prima del secondo giro di consultazioni. La Lega ci corteggia con grande insistenza, commentano fonti parlamentari del Movimento, solo pochi cani sciolti remano contro la possibilità di andare avanti con il tavolo che si è aperto con i dem.

Ci sono un paio di personalità che continuano a remare contro le trattative, si osserva. Il riferimento sembrano essere Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone. Mentre, viene fatto notare, la stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori supportano l’attività della delegazione a cui l’assemblea M5s ha dato mandato di trattare con il partito di Zingaretti. “In questo momento c’è un tavolo con il Pd e credo che non sia prevedibile un fallimento. Mattarella è stato chiaro: vuole un governo credibile e duraturo”, dice Manlio Di Stefano, reduce da un pranzo con Di Maio.

E quando si parla del forno con la Lega, Di Stefano è tranchant: “Salvini ha tradito, è inaffidabile. E io non vedo una Lega senza Salvini”. Uno ‘sherpa’ leghista come Giancarlo Giorgetti si esprime invece così. “Una possibile intesa rigenerata Lega-M5s? Io non so di contatti in corso, io sto qui a Rimini non a Roma, dove ne succedono di tutti i colori…”, dice a margine del meeting della città romagnola. Poi osserva che “i dieci punti indicati da Di Maio sono tutti parte integrante del contratto di governo con la Lega: cosa significhi questo non lo so, ma è un dato di fatto”.

Tornare indietro con M5s? “Di sicuro, così non si poteva andare avanti – afferma – Siamo due forze politiche molto diverse e proprio per questo è stato fatto un contratto. Ma o c’è un metodo, con uno scontro, un confronto e una sintesi; oppure non si va avanti. Negli ultimi tempi il governo era in impasse e così non aveva senso continuare”. 

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