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Co.co.pro e partite IVA: donne 11mila euro in meno l’anno.

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A cura di G.a.Merola 

direttore: rivistafiscaleweb.it

Lavoro: Donne le più sfruttate guadagnano mediamente 11mila euro in meno degli uomini.

Le Partite IVA e i collaboratori a progetto co.co.pro che hanno ricevuto nel 2013 uno stipendio minore di tutti sono state le DONNE.  Lo dice l’Inps con i dati comunicati nel convegno indetto dall’«Associazione VENTI Maggio» che spiega come i veri poveri in busta paga (quasi pari a zero) sono le donne siano esse collaboratori a progetto o titolari di Partita IVA.

In media gli emolumenti che hanno percepito i para-lavoratori o co.co.pro nel 2013 sono pari a 19mila euro lordi annui (sia donne che uomini).

Ma mettendo a confronto gli stipendi in relazione alla medesima attività svolta, le femmine incassano 11.000 euro in meno rispetto ai colleghi maschi.

In riferimento invece alla massa delle partite Iva, quali lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata Inps L.335/2005,  si rileva che a fronte d  compensi lordi medi pari ad euro 18.640 con un redditto netto ante imposte di 8.679 euro annui, il guadagno mensile è pari ad appena 723 euro al mese.

Purtroppo la massa dei lavoratori a progetto  co.co.pro non è costituita solo da giovani, ma maggiormente invece da persone adulte con famiglia sulle spalle.

PER I CO.CO.PRO le donne sono di numero maggiore sotto i 39 anni ma poi vanno a scomparire dopo, a seguito della nascita di un figlio.

Ma l’evidenza peggiore riguarda i dati relativi agli anni tra il 2007 e il 2013 dove i lavoratori sono calati di 230.000 unità, con una diminuzione percentuale pari al 59% nella fascia di età sotto i 25 anni. 

L’analisi è stata realizzata dal direttore dell’Associazione 20 Maggio, Prof. Di Nicola, che ha illustrato l’enorme diminuzione dei soggetti occupati nel settore co.co.pro nel corso del periodo 2007-2013. 

Negli anni 2007-2014, come ha messo in evidenza l’Associazione Enti Previdenziali Privati, i soggetti co.co.pro. sono diminuiti di 322.000 e solo nell’anno 2012 di 145.000 occupati.

Insomma non c’è proprio da stare allegri! Chi ha la fortuna di avere un lavoro rispetto a chi è disoccupato, non naviga certamente in acque completamente tranquille anzi; soprattutto se di sesso femminile, donne sempre più sfruttate.

Nei problemi da risolvere, dunque, come si evince dallo studio dell’Associazione, non vi è solo chi non ha un lavoro, ossia è disoccupato (in seguito alla crisi o non ha mai lavorato) ma sono da considerare anche coloro che sulla carta risultano impiegati mentrenei fatti sono assolutamente «precari» nel vero senso stretto della parola,,,, della vita e del proprio futuro!

Queste le priorità che qualsiasi Paese evoluto dovrebbe risolvere quale problema sociale e non le evoluzioni paragnostiche del nostro Governo in carica.

a cura di G.a. Merola

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