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Sciopero dei commercialisti contro media e istituzioni

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E’ arrivato il momento che noi professionisti ed economisti d’impresa, diciamo basta: vogliamo un partito politico della nostra categoria.

Rottamiamo gli ordini. Prendo le mie responsabilità nel proporre lo sciopero dei commercialisti: “niente adempimenti per l’intero mese di maggio 2014”. Disconosciamo gli ordini.

Vi invito ad aderire all’iniziativa dello “sciopero dei commercialisti per tutti gli adempimenti da espletare nel mese di maggio 2014:  è assoluta la mancanza di rispetto della nostra categoria, funzione sociale e sostituiva dello Stato che svolgiamo per imprese e famiglie in luogo dello Stato assente.

Il nostro ordine nazionale non è in grado di difendere la nostra categoria che ha  competenze di economia e politica economica, e propongo un rinnovamento interno connesso al nostro nuovo ruolo sociale.

Lo sciopero dei commercialisti – pretendiamo un ruolo politico

Noi commercialisti – consulenti fiscali e d’impresa, dobbiamo scioperare al fine di poter avere un “minimo di rispetto dalle istituzioni e dai media” che si sovrappongono alle istituzioni stesse; e anche per l’assoluta inconsistenza del nostro ordine nazionale,  nella difesa degli iscritti, che avrebbe dovuto diventare “attore principale” al tavolo delle decisioni di Governo.

I motivi del necessario sciopero dei commercialisti.

Ieri sera a Porta a Porta abbiamo sentito la difficoltà  del nostro Presidente Siciliotti nel far valere le ragioni della nostra professione, contro “l’ignoranza” di Vespa e dei suoi ospiti, che hanno tacciato l’intera categoria di essere i primi evasori fiscali oltre ad indurre i clienti all’evasione fiscale.

La trasmissione “siamo un popolo di evasori” con ospiti il viceministro delle Finanze, Luigi Casero, Gennaro Migliore (Sel), Marco Di Capua (Agenzia delle Entrate), Giuseppe Bortolussi (Cgia-Mestre), Rosario Trefiletti (Federconsumatori), Stefano Liviadotti, Claudio Siciliotti.

Secondo il conduttore, i dipendenti pubblici e privati sono assolutamente impossibilitati ad evadere in quanto subiscono le imposte in busta paga. Evidentemente non conosce l’enorme sommerso, il lavoro nero, soprattutto di coloro che impiegati pubblici svolgono un secondo lavoro, sotto il falso nome del coniuge o i parenti.

Ma il fatto per cui vi invito allo sciopero dei commercialisti  è il non accettabile ed “ennesimo” attacco alla nostra categoria non difesa dal Presidente Siciliotti, imputato di evasione fiscale insieme ai noi colleghi dell’intera Italia.

Il nostro Presidente insieme a Bortolussi (CGIA) di Mestre ha cercato di far notare che sono proprio i dipendenti privati e pubblici che inducono all’evasione: non vogliono pagare l’IVA ad imprese e professionisti che poi dovranno sanare l’irregolarità attraverso gli studi di settore.

Ritengo che il nostro Presidente non sia in grado di difendere nè la categoria nè i singoli iscritti.

Propongo di creare un nuovo corso del nostro Ordine e attraverso lo sciopero, chiedere che la nostra categoria faccia parte del tavolo delle decisioni economiche e fiscali di questo Paese, per il bene dei nostri concittadini.

I fatti

Il nostro lavoro è anche quello di esperti di economia connesso alla fiscalità del nostro Paese.

Ma la nostra voce non conta nulla, protestiamo contro un Governo, quello di Renzi, che è completamente occupato all’eliminazione del Senato, quando in Italia c’è bisogno di ben altro.

Per risolvere disoccupazione, lavoro nero, evasione fiscale, sistema fiscale inaccettabile, “il nostro ruolo di dipendenti dello Stato senza stipendio” senza voce nelle istituzioni, ci impone la responsabilità di reagire e far rispettare il nostro lavoro soprattutto per il Paese.

La nostra voce sarà “lo sciopero dei commercialisti” per gli adempimenti di maggio.

Patteggeremo un ruolo diverso nelle istituzioni, che governo dopo governo peggiorano, senza il nostro appoggio.

Lo sciopero dei commercialisti è necessario per rivendicare il nostro impegno sociale, non solo di professionisti del fisco, ma anche di consulenti d’impresa che risolvono i problemi delle aziende per conto dello Stato.

Il nostro sciopero è necessario, perchè il nostro lavoro deve essere rappresentato nelle istituzioni in quanto i primi conoscitori dei bisogni di aziende e famiglie.

Lo sciopero dei commercialisti è necessario perchè non è accettabile che dobbiamo sostituirci allo Stato nelle sue inadempienze, e dal quale non siamo nè ascoltati nè considerati.

In ultimo lo sciopero dei commercialisti è ancora atto dovuto quale protesta per la visione distorta che le istituzioni propongono sulla opinione pubblica.

In qualità di professionisti, abbiamo il carico di delicate responsabilità. Ogni giorno ci  scontriamo con un impianto istituzionale e normativo obsoleto, duro e il più delle volte ottuso. Siamo professionisti  “succubi” di una politica opportunista e incompetente, lo dimostra il premier Renzi. I politici sono legati esclusivamente alla poltrona e ai propri interessi più che a quelli del Paese.

Una politica asfissiante e priva di alcuna competenza, quella che invece noi abbiamo, avendola guadagnata sul campo.

Una politica che ci considera presenti in quella “zona grigia” sulla quale galleggia la mafia. In sostanza siamo stati paragonati agli strateghi delle organizzazioni illegali.

L’artefice di tale quadro, denso di fantasia, irriguardoso e con l’omissione di qualsiasi riconoscimento sociale della nostra categoria è il personaggio che da oltre vent’anni è parlamentare: Rosy Bindi, la quale invece ha partecipato attivamente all’affondamento del nostro Paese.

La onorevole Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, ha affermato che “non c’è cronaca che non ci dica che uno i problemi principali per combattere la mafia oggi è quello di aggredire la zona grigia, fatta prevalentemente di professionisti, come avvocati, commercialisti, notai, operatori delle banche, imprenditori’’.

Una frase gratuita e ingiustificata, che dipinge l’intera categoria professionale agli occhi della opinione pubblica,  come l’ala protettiva sotto la quale possono nascondersi i (pochi) professionisti collusi con la mafia.

È INACETTABILE che tali parole siano state proferite dal capo di una Commissione parlamentare e che siano volte a una gratuita denigrazione dell’intero comparto professionale.

In quelle dichiarazioni vengono chiamati in causa tutti i professionisti del settore giuridico ed economico.

Sono un commercialista e sento profondamente – anche per voi colleghi – l’ingiustizia professionale e personale  ricevuta dalle esternazioni di un rappresentante delle istituzioni, latore dello stipendio pubblico anche per le tasse che io e voi colleghi professionisti versiamo all’erario.

Non riconosco i nostri ordini territoriali e nazionali, assolutamente incapaci di far valere “rispetto e diritti” della nostra professione.

Mi propongo come vostro rappresentante, e vi chiedo di farvi rappresentanti insieme al sottoscritto di un nuovo ordine, fattivo e di tendenza politica; nella consapevolezza che la nostra professione è unita alla consulenza d’impresa e fiscale, e non si conosce il motivo per il quale, i nostri colleghi non possano occuparsi di politica, precisamente di politica economico-fiscale, IL CUORE DEL PROBLEMA DEL SISTEMA PAESE.

Credo che il vostro cuore di italiani non voglia lasciare le sorti di questo Paese nelle mani di Renzi e Berlusconi?

Noi commercialisti siamo in prima linea contro la crisi, ma non abbiamo voce in capitolo nella vita politica ed economica DEL PAESE.

Meritiamo un maggiore rispetto E CONSIDERAZIONE ISTITUZIONALE, che a quanto pare una certa classe politica non è in grado di garantire, nè i nostri rappresentanti diretti.

Non possiamo aspettare passivamente che persone incompetenti possano decidere il futuro dei nostri concittadini.

Vi invito caldamente ad aderire allo sciopero dei commercialisti che porterà a incrociare le braccia per gli adempimento del mese di maggio 2014.

G.A. Merola – Sapri – ODCEC di Sala Consilina 101-A.

sciopero dei commercialisti

Mail: giuseppemerola@ordine.commercialistisala.it inviate il vostro impegno di adesione allo sciopero.

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